Lavoro: dignità e qualità

Nei nostri programmi parliamo di “sostenere il tessuto economico faentino con la creazione di strumenti a sostegno dell’occupazione, di incentivi per le imprese, di semplificazione dei processi burocratici, potenziando l’attrattività del territorio verso le imprese, una mobilità utile allo sviluppo e una maggiore e più proficua collaborazione tra le imprese e il sistema scolastico”. Per questo pensiamo che occorra partire dalle diverse vocazioni dei nostri territori, operando per il massimo di qualità e sostenibilità sociale e ambientale, farne l'elemento distintivo, utilizzando le competenze e le eccellenze, nelle varie filiere produttive, per qualificare l'intero sistema territoriale produttivo e sociale. 

Nel nostro territorio non esistono solo diverse realtà di “eccellenza”, sia nella ricerca che nel settore produttivo, ma in tutti i settori, dall’agricoltura all’industria al terziario, abbiamo anche un diffuso tessuto di piccole e medie imprese, di artigiani e professionisti, che deve essere qualificato e valorizzato. Le Amministrazioni locali possono svolgere un ruolo fondamentale, a partire dai loro strumenti di programmazione, sull'urbanistica, la mobilità e l'energia, per realizzare uno sviluppo sostenibile, partendo da economia circolare, efficienza energetica, fonti rinnovabili, connessione logistica e digitale.

Serve maggiore coraggio nei bandi di gara delle pubbliche amministrazioni, per garantire principi di qualità e sostenibilità per una salvaguardia dei diritti dei lavoratori e per una competizione “al rialzo” fra le imprese di tutti i settori.  Applicazione dei Contratti nazionali e territoriali e regolarità nei versamenti fiscali e contributivi devono essere valorizzati, ad esempio richiedendo il DURC di congruità nel campo dell’edilizia, ossia l'incrocio tra la regolarizzazione Aziendale con i vari Enti e il costo della manodopera. Ma serve un ruolo determinante di tutti i portatori di interesse, dalle organizzazioni sindacali, alle associazioni sociali e ambientali, al sistema delle imprese. Il confronto tra punti di vista e interessi anche diversi, non necessariamente deve trovare occasioni di conflitto, potrà invece essere l'occasione per cercare sintesi condivise per le necessarie innovazioni nei sistemi produttivi, nelle modalità di lavoro, nelle tutele sociali.

Il “Nuovo patto per il clima e il lavoro” che la Regione Emilia-Romagna ha annunciato per una trasformazione ambientale, economica e sociale, andrà declinato anche nel nostro territorio rivedendo e aggiornando, con tutte le parti sociali, il vecchio “patto per lo sviluppo”. Serve particolare attenzione, oltre alla sostenibilità ambientale, anche alla tutela dei diritti e dei trattamenti dei lavoratori e delle lavoratrici, con qualsiasi forma di lavoro subordinata o autonoma. Non si può dimenticare infatti che assieme ad attività economiche e produttive che garantiscono una occupazione qualificata e tutelata, vi sono anche tante tipologie di lavoro instabile, a termine, precario, che in alcuni casi sfocia anche in forme di lavoro grigio o nero, in diversi settori, dai servizi di cura alle persone, all'agricoltura, l'edilizia, la logistica, ecc. Troppo spesso sono interessate soprattutto le categorie che hanno una forza contrattuale più debole: le donne, i giovani, gli immigrati, le categorie più fragili. Lo sviluppo sostenibile che noi immaginiamo non può essere un sistema economico, produttivo, sociale, che non si cura delle diseguaglianze e lascia indietro qualche settore o qualche categoria di persone.