Una scuola coraggiosa: pubblica, inclusiva, partecipata

La scuola pubblica è parte viva del tessuto sociale entro cui opera: è responsabilità del Comune agevolare alunni e alunne nell’apprendimento degli strumenti intellettivi indispensabili per comprendere la complessità contemporanea ed esercitare una cittadinanza consapevole. L’iniziativa politica locale è necessaria per rafforzare la scuola pubblica nella sua funzione di elevazione e emancipazione sociale, di maturazione professionale e di comprensione della diversità da parte di alunne e alunni.

La pandemia ha evidenziato il ruolo insostituibile della scuola come collante sociale. Allo stesso tempo, le debolezze e mancanze che sono emerse impongono una rinnovata attenzione a partire proprio dal contesto locale.

Autonomia scolastica non significa autosufficienza, ma una relazione proficua e continuativa con il contesto sociale, che preveda la costruzione di nuove forme di partecipazione e collaborazione anche al di fuori degli organi collegiali interni alla scuola. 

Sulla base di questa visione, proponiamo:

  1. La presenza di medici nelle scuole assumendo pediatri, in sinergia con ASL, per garantire una presenza continua durante l’apertura delle scuole organizzando un punto sanitario preferenziale e diretto per studenti con problematiche diagnosticate.
  2. L’istituzione di iniziative volte a sostenere il benessere delle persone nella scuola, quali, in particolare, cicli formativi in ambito psicologico e percorsi di mediazione scolastica a rinforzo delle competenze di gestione positiva delle relazioni delle interpersonali fra pari e non. Incontri formativi in ogni ordine e grado che possano offrire un supporto psicologico al mondo della scuola e che lo renda cosciente delle proprie azioni e condotte.
  3. L’istituzione di un tavolo permanente di confronto che coinvolga il Comune, le scuole, i genitori, gli studenti e tutte le associazioni che gravitano intorno alla scuola che si impegni a migliorare la qualità della proposta educativa (scolastica ed extrascolastica) della nostra città e che aiuti le scuole a partecipare con tempestività e collaborazione ai tanti bandi che le riguardano.
  4. L’azzeramento stabile delle liste d’attesa per l’assegnazione dei posti nelle scuole di nido d’infanzia, debitamente accompagnata da una riduzione progressiva della quota di iscrizione. Una iniziativa che agevola le famiglie che, pur lavorando, hanno difficoltà a pagare la retta di iscrizione.
  5. La promozione di un’azione educativa extrascolastica larga e inclusiva che nasca dal coinvolgimento delle scuole, dell’università per adulti, degli studenti in alternanza scuola-lavoro, del mondo associazionistico faentino, degli ex docenti e che aiuti le famiglie nella gestione dei ragazzi. La scuola deve riscoprirsi comunità educante anche al di fuori degli orari di lezione per dare la possibilità a tutti, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, di avere un aiuto pomeridiano, qualora ne avessero bisogno. Una proposta rivolta soprattutto ai genitori che lavorando faticano ad affiancare i figli nello svolgimento dei compiti, a chi non ha la possibilità di usufruire di attività pomeridiane a pagamento o a chi ha difficoltà didattiche. La scuola come luogo di incontro, inclusione e pari opportunità.
  6. La costruzione di una rete di volontari linguistici che consenta la mediazione linguistica tra il corpo docente e gli studenti stranieri e che possa lavorare in coordinamento con la Consulta degli immigrati per aiutare gli alunni e le alunne nell’inserimento e nel primo periodo a scuola. Una scuola accessibile a tutti e tutte, aperta e inclusiva.
  7. La progettazione più puntuale di una mobilità dolce da e verso le scuole, che sia partecipata da amministrazione, scuole e famiglie e che favorisca l’accesso sicuro alle scuole incentivando esperienze di autonomia dei ragazzi, come piedibus e bicibus.
  8. Un più stretto e proficuo processo di partecipazione degli alunni e delle alunne alla progettazione delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza, che dia alla Consulta dei Ragazzi una maggiore incisività e che permetta ai rappresentanti degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di avere un organo analogo.
  9. Un miglior coordinamento tra scuole, enti e aziende per i progetti di alternanza scuola lavoro, tramite una graduatoria premiale incrociata, che tenda a favorire le aziende che progettano seriamente e incentivano tutti i protagonisti coinvolti a correggere ciò che non va.
  10. Un monitoraggio puntualmente dei tanti bandi, europei e non, che riguardano la scuola, mettendo in rete le esperienze, al fine di ottimizzare gli sforzi e l’accesso ai finanziamenti.
  11. Il proseguimento dei progetti di ristrutturazione e riqualificazione, soprattutto energetica, degli edifici scolastici faentini, con miglioramenti mirati anche per quanto riguarda sicurezza e connessioni.
  12. L’impegno del Comune, qualora fosse necessario, nell’individuazione di propri immobili per permettere a tutti di svolgere la DaD nel modo più confortevole possibile, in ambienti controllati e presidiati, garantendo il distanziamento, mettendo a disposizione personale educativo e non, e fornendo computer e tablet a chi non li ha. Mai vorremmo pensare ad un eventuale altro periodo di Didattica a Distanza, ma siamo tenuti ad essere pronti per non lasciare nulla all’improvvisazione qualora si ripresenti. L’anno scolastico appena concluso ha costretto la scuola ad entrare nelle case dei propri studenti, mostrando non solo come diversi alunni e alunne non abbiano la possibilità di studiare in ambienti adatti, ma anche come molti di questi non abbiano accesso agli strumenti necessari. Una scuola pubblica, inclusiva e universalistica che non dà a tutti le stesse possibilità è una scuola inefficace e inefficiente, una scuola a metà.